La notte prima della partenza

20 settembre 2010

Tutto era pronto o quasi, le mie valigie non erano ancora chiuse perché è mia abitudine chiuderle poco prima di uscire di casa, non si sa mai che dimentico qualcosa o che devo ripescare qualcosa che ho già messo in valigia. Conoscendomi …! Ricordo che mi sentivo tranquilla, anche perché era da parecchi giorni che stavo prendendo i fiori di Bach su consiglio della farmacista per controllare l’ansia pre-partenza e per essere tranquilla durante il volo. Premessa -Non ho paura di volare, ma arriverà il momento dove parleremo anche del mio rapporto con gli aeroporti, gli arei, il decollo, l’atterraggio e la sensazione di essere in volo.- Siccome la partenza da casa verso l’aeroporto di Milano Malpensa era alle ore 8 del giorno seguente, ero andata a dormire ad un orario abbastanza decente, ma la notte che ho passato è stata infernale. Nonostante mi fossi addormentata con facilità, nel bel mezzo del sonno ho avuto un attacco allo stomaco e ho vomitato. Non è stato altro che un mix di agitazione, tensione, ansia e nervosismo.

Photo by Craig Adderley on Pexels.com

Nonostante ciò, sentivo che dovevo comunque andare, era come se qualcosa mi stava spingendo a fare questa avventura, come se dovevo assolutamente partire e credetemi che non avevo la più pallida idea di cosa mi stesse aspettando. In quel momento ho proprio sentito il coraggio dentro di me e mai e poi mai mi sarei tirata indietro. Ero sicura che sarei stata bene e che sarei tornata a casa, sei mesi dopo, con tante belle cose da raccontare e soprattutto, parlando la lingua inglese che, era l’obiettivo di questa mia bellissima e indimenticabile esperienza dall’altra parte del mondo.


21 settembre 2010

La sveglia suona e, nonostante la nottataccia avuta, era finalmente arrivato il momento di partire. Sentivo di non essere in forma al 100% ma sapevo anche che mi sarei ripresa e che se avessi buttato tutto all’aria me ne sarei poi, in futuro, pentita amaramente. I miei cari genitori che, mi hanno sempre sostenuta in questa mia scelta di partire per un soggiorno linguistico a km e km di distanza, sono state le persone che mi hanno accompagnato in aeroporto e sono state al mio fianco fino al momento in cui non potevano più stare, quindi fino ai controlli.

Photo by JJ Jordan on Pexels.com

Il dolore al cuore l’ho sentito lì, quando ho dovuto abbracciarli e vedere le lacrime di mia madre scendere a cascata e quelle di mio padre trattenute con forza. Ci siamo abbracciati, mi sono girata e mi sono incamminata verso i controlli, ricordo di essermi girata ancora un ultima volta alzando la mano per salutarli e poi, una volta passati i controlli, mi sono sentita leggere come una farfalla.

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Una sensazione strana da descrivere ma è come se avevo perso 10kg, credetemi. Io penso che in quel momento mi sono liberata di tutta la tensione che tenevo dentro di me, ero io & io, nessun altro era con me, dovevo cavarmela da sola e dovevo farcela. La mia paura più grande era quella di sbagliare gli scali negli aeroporti perché non ne avevo mai fatti e ne dovevo affrontare due: uno a Londra e il secondo a Singapore. Un’altra sensazione di leggerezza mi era arrivata quando eravamo decollati da Milano Malpensa, era fatta, ero in viaggio e quando mi sono saputa orientare durante il primo scalo.

Photo by Jason Toevs on Pexels.com

Ho passato tutte le ore di viaggio, che arrivavano quasi a 24, a leggere le mie guide turistiche (con le quali non viaggio mai senza), guardare diversi film e a dormire. Ero felice, stavo facendo qualcosa per me e mi sentivo un’adulta.


22 settembre 2010

Photo by Victor Freitas on Pexels.com

Finalmente sono atterrata all’aeroporto di Perth! Ero in Australia e non ci potevo credere. Sentivo chiaramente che il mio corpo e la mia mente non capivano più nulla a causa del fuso orario subìto, ma ricordo di aver provato una sensazione di soddisfazione tipo: CE L’HO FATTA! Come mi capita ogni volta, l’uscita dall’aereo è sempre qualcosa di WOW che studio con attenzione, mi sembra sempre di camminare sulla passerella di una sfilata di moda con la gente che mi guarda.

Photo by Oleg Magni on Pexels.com

Tornando al fatto che analizzo tutto ogni volta che atterro in un nuovo paese, intendo dire che presto attenzione a come cambia l’aria, gli odori, i rumori, le persone … era proprio qualcosa che mi faceva aprire gli occhi. Era l’una del pomeriggio e un signore gentilissimo che faceva parte della scuola di lingua mi stava aspettando per portarmi all’alloggio degli studenti. Il mio nome era scritto in modo corretto e questo era già un grande sollievo, solitamente lo sbagliano sempre. Durante il viaggio in macchina, lui mi parlava come se non li interessasse che io capissi o meno e questo mi piaceva tantissimo perché lui non era in imbarazzo di parlarmi anche se non capivo una singola parola. Io ero gasatissima e agitatissima di vedere il posto dove mi stava portando.

To be continued . . .


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